NOI E L’HOCKEY … Saggio semiserio sul perché amiamo questo sport

Alcuni giorni or sono abbiamo ricevuto lo scritto che segue da parte di Riccardo Villani, hockeysta e veterano romano. Ci è piaciuto e abbiamo pensato di condividerlo con i lettori di hockeysticamente. In esso c’è molto del nostro mondo, di ciò che gli altri pensano di noi e di quello che noi pure pensiamo su noi stessi.  

Grazie Riccardo.

NOI E L’HOCKEY

Saggio semiserio sul perché amiamo questo sport

Nella ricerca delle cause prime per le quali alcuni attempati ed appesantiti quarantenni si dilettano nel rincorrere una palla di plastica con un bastone di legno, di seguito elenco alcune delle innumerevoli ragioni che, dopo estenuanti ricerche scientifiche ed appassionanti riflessioni, giustificano il nostro incondizionato amore per questo sport.

1)            Perché non lo conosce nessuno!

Perché quando raccontiamo a qualcuno la nostra passione le domande più frequenti che ci vengono rivolte sono:

  1. a) Bello, ma come fate a correre con i pattini sull’erba?
  2. b) I pattini hanno le ruote o hanno la lama?
  3. c) Ma come fa il disco di ferro a scorrere sull’erba?
  4. d) Ma il cavallo è tuo o te lo dà la squadra?
  5. e) Il cavallo in porta ha le protezioni come te che fai il portiere?

2)            Perché è lo sport più antico del mondo ma ogni anno le regole cambiano.

Alcune iscrizioni in Egitto mostrano dipinti murali con uomini che con una mazza spingono una palla, circa 3 mila anni fa. Eppure ogni anno le regole si adattano alle mutazioni della società, alle esigenze televisive o per il maggior divertimento dei giocatori. 30 anni fa si stoppava la palla con la mano a patto che cadesse perpendicolare al terreno, il portiere portava una maschera quando se lo ricordava e non aveva corpetto o altre protezioni, il fuorigioco era come nel calcio mentre oggi si gioca liberi come uccelli in volo, si faceva velo od ostruzione, in realtà per evitare di prendere mazzate sugli stinchi, l’arbitro era insindacabile mentre oggi nei tornei internazionali c’è il video umpire.

Il problema è che ogni qual volta torni a giocare dopo un po’ di tempo ti servono due ore per ristudiarti tutte le regole, oppure continui ad ignorarle come fa la maggior parte dei veterani.

 

3)            Perché è dannatamente difficile ma può giocare chiunque.

Il nostro sport non si espleta nel prendere a calci un pallone, nel far rimbalzare una palla e lanciarla in un canestro o colpirla con la mano. Il nostro sport rispetta la palla, la tratta con estrema dolcezza con un bastone uncinato che la lavora delicatamente con solo una sua faccia, quella piatta. Bisogna avere quindi la sensibilità ed il tatto giusto per trattare la palla con un attrezzo che il più delle volte viene gelosamente custodito e mantenuto meglio di un figlio. Il portiere poi spende la maggior parte del tempo ad adattare i cosciali e le protezioni sul suo corpo cercando di nascondere la maggior parte delle sue parti molli pur non perdendo alcuna flessibilità ed elasticità nella parata. Roba da artisti, credetemi!

Pur essendo difficile il nostro sport è talmente umanitario che prevede ruoli per tutti: i matti vanno in porta, le pippe all’ala sinistra, le superpippe stanno in panchina e chi ha il mal di schiena fa l’allenatore.

Qualche volta i matti giocano in attacco, le pippe vanno in porta, le superpippe fanno gli allenatori e quelli con il mal di schiena fanno l’ala sinistra.

Nella maggior parte dei casi fanno tutti gli allenatori e non ci si capisce un beneamato picchio sui ruoli.

Così capita che ad una partita io, autodefinitomi matto perché portiere, ero in panchina dopo 4 giornate di squalifica, ed a 5 minuti dal termine dico al mio allenatore di farmi entrare perché avrei segnato. Il matto, che in quella partita fa l’allenatore (Sergio Mignardi, oggi presidente della nostra federazione) mi fa entrare e dopo 1 minuto segno con un drive di rovescio. Il matto allenatore esulta, sbatte la testa sulla tettoia della panchina, quasi sviene ma urla: “me lo aveva detto, me lo aveva detto!!!”

4)            Perché non importa chi sei ma quando arrivi al campo sei un amico.

La maggior parte di noi ha passato la sua giovinezza a provare i corti, a prendere pallate per diventare un portiere all’altezza, a provare e riprovare il dritto ed il rovescio, ad imparare il drive di rovescio, lo scoop, il push accompagnato, la sdraiata su corto.

Pochi di noi hanno dedicato tempo alla preparazione fisica. Il tempo era poco ed il campo era diviso da almeno tre squadre alla volta.

Questo perenne stato scolastico ed educativo ci ha fatto crescere insieme ed alcuni di noi hanno fatto il militare assieme alla SMEF, alcuni hanno condiviso la stanza nelle trasferte o in Nazionale, per cui era inevitabile avere alcuni modi di essere comuni.

Per questo motivo quando arrivi al campo tutti ti salutano, ti abbracciano, ti rendono informazioni riguardo alla tua vita delle quali tu non eri a conoscenza, come vere leggende metropolitane.

Ma quando ero in ospedale, tra la vita e la morte, nel reparto malattie infettive al Gemelli, i Gladiators erano sotto la mia finestra prima della partenza per un torneo estivo a Potenza Picena.

5)            Perché chi gioca a Hockey ha le palle!

Se provate a chiedere a un normale essere umano la propria disponibilità a correre a perdifiato incontro ad un cannone spara pallottole sperando di essere colpito per evitare che il suo gruppo o squadra subisca perdite, riceverete al massimo dei secchi: ma neanche se mi paghi!

Eppure è quello che facciamo quando dobbiamo difendere sui corti, specialmente nella stagione invernale Indoor.

Se date dei bastoni a delle persone comuni e queste cominciano a confrontarsi per qualsiasi ragione dopo 5 minuti voleranno mazzate a destra e a manca, con morti e feriti.

In 30 anni non ho mai visto uno di noi dare una bastonata volontaria ad un avversario, se ci si confronta si butta subito via il bastone, e ci vogliono le palle.

Perché un mio allenatore (Sergio Ballesio) ha giocato le Olimpiadi del 60 a Roma e contro l’India su corto ha perso i denti davanti, si è sciacquato ed è tornato in campo……di professione ha fatto il dentista!

6)            Perché l’Hockey è meditazione!

Ognuno di noi fa questo sport perché lo adora ed anche se approda ad altre discipline torna sempre a casa. Ma lo adora perché questo si adatta sempre alle proprie caratteristiche fisiche e mentali. Onestamente alcuni di noi non hanno le necessarie fisicità per sport maggiormente atletici ma ognuno trova la sua nicchia e in questa trova il suo Nirvana: si sente leggero, non pensa più per un’ora ai problemi di lavoro o di famiglia, dà il suo massimo e tutt’al più si sogna le lasagne del pranzo della domenica.

Molte volte quando torno a giocare sento che è la cosa che so fare meglio, tutto mi viene facile e da bisonte mi trasformo in farfalla. Confesso che quasi tutte le belle parate che ho fatto nella mia lunga carriera me le ricordo ma non ho la minima idea di come le abbia potute effettuare. Col tempo ho perso il fisico ma la leggerezza mi consente ancora di sdraiarmi su corto, di tuffarmi col bastone ed addirittura di parare un corto in volo sotto la traversa a 47 anni!!! Lo facessi fuori dal campo e non venissi ricoverato per sopravvenuta malattia mentale, passerei mesi al CTO.

7)            Perché è bello!

Perché si fanno ancora i tornei per veterani e siamo ancora tutti lì ed è bello. Perché si scopre che Ettore Spalletta ha una vena ironica non attesa e passa alcune ore di domenica a scrivere le pagelle dell’ultimo torneo, ed è bello. Perché il San Vito ancora gioca ad un misto di Hockey e Rugby e litiga con gli arbitri come 30 anni fa, ed è bello. Perché Paolo Tosetto fa l’attore come gli abbiamo sempre consigliato per anni invece di giocare ad Hockey, ed è bello. Perché Claudio Valdinoci a 60 anni suonati si fa tre partite in un pomeriggio senza fermarsi mai ed a te fa male la schiena solo per tre parate, ed è bello! Perché ho passato 5 minuti a discutere con Sergigno delle differenze tra i contratti nazionali alimentaristi o metalmeccanici, di cui non so nulla, ed è bello. Perché mi ricordo Sergio Bertini che era un piccoletto che correva nel campo ai tempi della Lazio ed ora ha i capelli bianchi e discute di cosa senza senso con Roberto Frioni, e questo è bello! Perché Alberto Anglana non cambia mai e durante la finale urla per tutto il tempo alla Squadra Roma Nord “Avete solo Via Gradoli!”, e questo è bello. Perché proprio in questo momento sono in una riunione internazionale ad Amsterdam e non me ne frega assolutamente nulla e spendo il mio tempo su questo saggio per i miei amici, e questo è bello. Perché due minuti fa mi è arrivata la mail di Gianluca Iaccarino che mi chiede se per favore posso venire a giocare le prossime partite, con un rispetto ed una gentilezza che non usa mai nessuno nei miei confronti, e questo è definitivamente bello.

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